giovedì 27 dicembre 2012

Passato e ritorno

Oggi la buca delle lettere conteneva una sorpresa bella, quanto inattesa: la lettera di una persona che ho avuto modo di ricontattare di recente grazie al mio libro.  Non la sentivo da 20 anni e, con mia sorpresa, si ricorda di me e con una certa precisione dovrei dire.
Mentre "bevevo" il contenuto della lettera, qualcosa di bellissimo e di doloroso si muoveva dentro di me. Rivedere attraverso gli occhi di un'altra persona una parte della propria vita che ormai si considera lontana è una sensazione particolare. Il periodo della vita in questione è la mia adolescenza e prima giovinezza. Sono stati anni pieni di tante cose, tantissime, ma io ne ricordavo solo alcune. O meglio, la mia memoria selettiva riporta a galla preferibilmente solo alcuni aspetti e non altri (in genere particolari neanche tanto piacevoli, sono masochista che ci volete fare?). Ma la lettera mi ha riportato alla mente cose che avevo rimosso e ha avuto il potere di cambiare qualcosa. E' come se un pezzo maltrattato della mia storia ricevesse finalmente un po' di riconoscimento. E' stato un momento così bello da far male.
Ovviamente, è il punto di vista di una persona e non si dovrebbe mai vincolare la propria immagine al giudizio altrui, anche quando il giudizio è positivo. Ma qui non si tratta di una valutazione, sono ricordi. E' come trovare in cantina una scatola ricoperta di polvere, aprirla sentendo di ricordare solo vagamente cosa contenesse e poi togliere il coperchio restando incantati dal contenuto. Piccoli oggetti che ci sono appartenuti: foglietti colorati, monetine, nastri. E poi, le foto naturalmente. Delicate istantanee di un tempo che non esiste più se non dentro di noi e per questo è più vivo che mai.
Quando sono tornata alla pienezza del momento presente, qualcosa di quel passato appariva diverso, finalmente pacificato.

giovedì 20 dicembre 2012

L'inizio di tutto

Oggi ho portato il mio bimbo in ludoteca.
Tra un trenino, una macchinina, uno scivolo, una tortina di plastica e una palla gigante, ho intercettato la conversazione "non privata" di un trio assai singolare.
Non sono riuscita a capire i loro legami di parentela (ebbene sì, mi piace guardare le persone che non conosco e fantasticare sulla loro vita, non è "impiccioneria", è studio umano).
La giovane donna del trio dice (sistemandosi il reggiseno che non ce la faceva a stare fermo): "Oddio, domani finisce il mondo!"
La donna più anziana sorride e non si capisce cosa pensa.
Il giovanotto invece chiede: "Ma insomma, 'sti Maya non sono morti?"
La giovane donna ci pensa su e risponde: "Mi pare di sì".
L'anziana conferma.
Il giovane: "E allora che cazz...vogliono?!"
Questa storia della presunta profezia sulla fine del mondo, che tanto bene ha fatto a certe trasmissioni e pubblicazioni, ha coperto il messaggio più bello che si nascondeva nella profezia Maya.
Il 21 dicembre 2012 non segna materialmente la fine del mondo, indica la fine di un'Era e l'inizio di una nuova che si annuncia migliore. Vi invito a leggere qualcosa in merito, perché è una ventata di speranza (che non guasta mai).
Inoltre, vi ricordo che domani è il solstizio d'inverno. Vale a dire, il giorno più buio dell'anno e, da dopodomani, inizierà ad aumentare la luce (oltre ad esserci la prima presentazione del mio libro). Personalmente non ho nulla contro il buio, lo trovo fecondo e creativo, ma la luce crescente ha simbolicamente un significato positivo (vedi il mio post "Fate entrare un po' di sole").
Quindi domani festeggiamo un nuovo inizio accendendo una candela alle 11.11 a.m. e ricordate: "Quel che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla".

giovedì 13 dicembre 2012

It's here!

Dopo lunga attesa, ieri sera è arrivato il libro. Cioé, proprio il libro. Non un'immagine scattata con il telefonino o una mail con la copertina. Proprio il libro in carta e ossa.
Io ho mantenuto il mio consueto contegno. Quando la casa editrice mi ha comunicato che me l'avrebbero consegnato il giorno dopo (era martedì sera),  sono uscita subito di casa ad aspettare il corriere. Poi mio marito (Giulio) è riuscito a farmi ragionare e sono rientrata in casa congelata.
Ieri ho fatto la vedetta per quasi tutto il dì. Abito in collina e da casa, adesso che gli alberi hanno abbandonato le foglie (gli alberi, si sa, son strambi, girano in costume d'inverno e con il cappotto d'estate), vedo la strada che porta al mio cancello. Ogni fruscio e ogni foglia che cadeva, esultavo pensando che fosse il furgone con il libro e invece no.
Ho chiesto aiuto a Baba Jaga (il cane) per quando non potevo stare fuori io, ma niente. Jaga è un cane emotivo, abbaia a tutto quello che a suo dire invade il territorio, fosse anche un aereo nel cielo.
La giornata è scivolata via in un'attesa densa. Per fortuna, un impegno di lavoro mi ha permesso di staccarmi un po'.
E poi, quando ormai ogni speranza era andata, ecco che il campanello suona. Giulio corre al cancello (io ero in casa con il bimbo che friggevo) e chi ti trova? Affannato, con il cappello un po' calato sugli occhi e una mano a tenersi la schiena: Babbo Natale in persona, con la slitta e le renne eleganti (e un tantino altere) che sbuffavano per il lavoro extra.
"Son passato io, perché il corriere non ce la faceva e avevamo paura che Daisy facesse una crisi. Ci rivediamo poi il 24, se tutto va bene" spiega Babbo Natale a un Giulio stupefatto.
Poi la slitta si è alzata in cielo tra una pioggia di luci e Babbo Natale se ne è tornato al Polo Nord.
Fine

lunedì 10 dicembre 2012

D.U.D.U.

Quest'oggi si è festeggiato l'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (per gli amici e gli addetti ai lavori D.U.D.U.).
Al radiogiornale (io non guardo la TV) ne hanno parlato e hanno posto giustamente l'accento sulle violazioni di diritti che riguardano le donne.
Mentre ascoltavo, mi dicevo che è necessario continuare a parlarne e non soltanto quando capitano fatti abominevoli come quelli commentati anche solo ieri: la giovane donna (22 anni) decapitata dal fratello che voleva punirla per aver infangato il nome della famiglia lasciando il marito che la martorizzava da 8 anni.
Poi, questa sera, è sorto un pensiero diverso: è giusto denunciare e parlare delle violenze sulle donne, ma non se questo è solo un modo per aumentare il seguito dei vari TG, GR e programmi vari. Programmi seguiti con morbosità anche da chi usa vari tipi di violenza sulla moglie o sulla fidanzata.
Anche dipingere le donne solo come esseri indifesi e vittime predestinate dalle statistiche non giova alle donne.
Parliamo della violenza, denunciamola, aiutiamo concretamente chi si trova in difficoltà, ma facciamolo anche quando è nostra sorella o la nostra vicina di casa o la collega con strani lividi. Aiutiamo e dimostriamo solidarietà se siamo donne, ma anche se siamo uomini. E arrabbiamoci di fronte alle solite battute degradanti e ai commenti sciocchi, perché c'è bisogno di creare una cultura nuova.
Forse la donna violata che abbiamo accanto non è ancora pronta ad abbandonare l'uomo che le usa violenza, ma un giorno lo sarà e avrà bisogno di un po' di aiuto per tornare a camminare.
Non cadiamo nell'errore di pensare che siccome in altri paesi, diversi dall'Italia, capitano cose orribili, qui non si stia poi così malaccio. La nostra è solo una versione più "civilizzata" dello stesso schifoso morbo.
Dentro ogni donna, anche la più disperata, c'è una briciola di cielo azzurro che la rende qualcosa di più di una vittima.
Conservando e proteggendo quel piccolo spazio di cielo, forse un giorno quella donna tornerà a volare.

venerdì 7 dicembre 2012

L'opera

In questo momento, il mio libro dovrebbe essere in "fase stampa".
Non nascondo di essere in parte emozionata e, in parte, preoccupata. E' come aver affidato la propria creatura ancora in bozzolo a chi dovrà scolpirla. Tutte le pagine verranno con il buco? Come le ciambelle?
Mi immagino la  scena...
E' notte. Dalla grotta buia al centro della foresta giungono suoni metallici e versi grotteschi. Ci avviciniamo furtivi, non sappiamo cosa troveremo. L'ingresso non è illuminato, nessuno ci sta aspettando. Entriamo mantenendoci accostati alle pareti della grotta. La superficie è umida e ogni tanto siamo sfiorati da presenze che sarebbe bene non avvicinare troppo. Proseguiamo con il fiato affannoso, ma cerchiamo di non emettere suoni. Dal fondo della grotta continuano a giungerci rumori: uomini che sbuffano, metalli battuti e pietre spostate, gemiti, ma anche canti. Siamo confusi.
Il pavimento della grotta inaspettatamente comincia a curvare verso il basso e davanti a noi compare una luce rossastra.
Vorremmo tornarcene a casa, ma non possiamo, siamo arrivati fino a qui!
La luce aumenta e anche il  calore. All'improvviso, la grotta si spalanca davanti a noi. Non potevamo immaginare una scena del genere.
Al centro, un grosso braciere contenente un fuoco che getta le sue fiamme sino al soffitto.
Intorno al fuoco, gli gnomi battono del metallo e forgiano delle lettere.
Enormi troll, sudati e affaticati, vestiti solo di una tunica di pelle, trasportano grossi blocchi di pietra bianca; alcuni gettano grandi tronchi di legno nel braciere.
Ancora gnomi dalla lunga barba, in equilibrio su impalcature di legno, scolpiscono la pietra con scalpelli e martelli. Le schegge saltellano ovunque. Altri fissano lettere di metallo al fondo della pietra.
Leggeri come farfalle, svolazzano elfi dai lunghi capelli e dalle lunghe orecchie. Cantano una melodia meravigliosa, che magicamente imprime disegni sulla pietra lavorata dagli gnomi.
E là in fondo, oltre il fuoco, l'oggetto della nostra ricerca: il grande libro che si va componendo pagina dopo pagina, o meglio, pietra dopo pietra.
Sopra ogni lapide, è inciso il titolo: "12 Porte"....

Grosso modo, è così che mi figuro la scena...

martedì 4 dicembre 2012

Liberi tutti

Nascosto dietro un cespuglio poteva vedere chiaramente i prigionieri e la guardia che li sorvegliava. A quanto pareva, erano stati presi tutti ... tranne lui. La guardia girava la testa a destra e a sinistra, inquieta. Sapeva che ne mancava solo uno. "Non lo prenderai mai, verrà qui e ci libererà tutti" disse uno dei prigionieri burlandosi di lei. "Taci!" gli intimò nervosa.
Poi un fruscio, uno scricchiolare di foglie alle spalle dei prigionieri e la guardia si lanciò all'attacco, incurante del buio.
Era il momento buono e lui lo sapeva, non si sarebbe ripresentata un'occasione così. Balzò fuori dal cespuglio con agilità animale e si diresse verso il muretto. quello era il suo obiettivo. Era rapido e silenzioso, tanto che anche i prigionieri si accorsero di lui solo all'ultimo momento. Lo guardarono come si guarda un eroe e, in quel momento magico, lui lo era.
Ancora un soffio, pochi metri, la mano protesa in avanti come un artiglio. La guardia saltò fuori dal nulla, maledicendo Black (il cane) e pulendosi una scarpa sul marciapiede, ma non poteva più farci nulla. Lui era arrivato al muretto e con una mano poggiata ai mattoni rossi urlò:"LIBERI TUTTI!"
Il gioco poteva ricominciare.
Quante volte nella vita abbiamo reso la libertà a qualcuno? Forse non ci sentiamo così potenti e non crediamo di avere in pugno la libertà degli altri.
E' vero, la libertà che alberga nel cuore nessuno la può mettere in gabbia, ma gli altri livelli? Le relazioni soffocanti, i piccoli ricatti con cui teniamo in pugno chi ci ama e di cui siamo a nostra volta vittime.
Cosa accadrebbe se lasciassimo andare la presa? Se, per una volta, liberassimo noi e gli altri?
Viviamo bloccati da situazioni che ci appesantiscono, perché non abbiamo il coraggio di mollare per primi.  Se lo facessimo, il castello di carte cadrebbe completamente.
Temiamo di perdere il nostro misero potere. Abbiamo paura di vedere l'altro prendere il volo e di vivere nell'incertezza di un non ritorno, ma soprattutto, abbiamo paura della nostra libertà ritrovata. Siamo soli in quel prato e non sappiamo dove andare.
"La libertà degli altri sei tu" recitava uno slogan di Amnesty International. Dal rispetto dei diritti e della dignità altrui nasce la nostra e l'altrui libertà.
Vuoi essere libero oggi?

domenica 2 dicembre 2012

Fate entrare un po' di sole

Oggi a Torino c'era il sole, un bel sole autunnale con un cielo limpidissimo. Baba Jaga (il mio cane), alle prime luci dell'alba, ha tirato fuori tutte le coperte dalla cuccia per arieggiare un po'. Poi si è tolta la pelliccia, l'ha appesa al filo con due mollette arancioni e si è stesa sul prato a fissare la vitamina D.
Anche il mio bimbo ha tirato fuori dalla cassa tutti i suoi giochi... badate bene, è un'attività quotidiana per lui. E' il suo esercizio di disordine creativo. Le macchinine erano tutte in fila davanti alla finestra e brillavano alla luce del sole. Sembravano addirittura più veloci...
E se ogni tanto facessimo prendere aria e luce alle parti di noi che normalmente stanno chiuse da qualche parte? Se stendessimo fuori i panni sporchi anche solo per qualche ora... forse ci sembrerebbero diversi. Soleggiare i fantasmi e le ombre che ci portiamo dentro, arieggiare le stanze che sanno di muffa, esporre in terrazzo, come fosse una bandiera, quella parte bellissima che ci portiamo dentro e che non abbiamo mai tirato fuori perché, a volte, è paradossalmente preferibile che gli altri continuino a vederci con i nostri difetti di sempre, per non turbarli.
Che faccia ha Dracula alla luce del sole? Indossa un paio di occhiali da sole a mascherina e l'accappatoio e non ci pensa minimamente a mordervi sul collo. Non fa più paura.
Le nostre paure più grandi? Friggono e si trasformano in un desiderio mai rivelato.
Non fraintendetemi, troppa luce è dannosa, ci sono aspetti di noi che hanno bisogno della penombra, ve lo dice un'estimatrice. Ma tanto un po' di ombra rimane sempre, lo sapeva anche Jung, e in fondo, i nostri lati cupi sono quelli che ci conferiscono quell'aria misteriosa.
E allora, TUTTI FUORI! Perché, come dice il cattivo di "Monsters & Co." (uno dei film di animazione preferiti da mio figlio), "Lo senti? C'è aria di cambiamento".