lunedì 25 febbraio 2013

C'è una barca in mezzo al mare

Ieri il radiogiornale ha dato la notizia: una nave da crociera vaga solitaria, senza equipaggio e senza rilevatori di posizione correndo il rischio di provocare collisioni. Una nave fantasma.
Subito ho trovato romantica l'immagine della nave fantasma che solca da sola i mari, anche un po' triste pensandola abbandonata. Poi, ho considerato l'aspetto meno romantico di tutta la faccenda.
La nave era stata confiscata e poi, per due volte, hanno tentato di trainarla. Pare che al secondo tentativo se la siano persa e non l'abbiano più recuperata. Adesso la soluzione è inabissarla ...
Sulla questione mi vengono alcune domande:
1- Quanto sarà costato fabbricarla?
2- Quanto inquinamento avrà prodotto fabbricarla?
3- Quanto inquinamento avrà prodotto durante la sua attività da nave da crociera?
4- Quanto inquinamento produrrà sotto il mare?
5- A cosa stavano pensando quelli che l'hanno lasciata nel mare?
Da oggi il mio impegno per un'economia sotenibile e per l'ecologia è ancora più forte, perché non possiamo lasciare la Terra in mano a individui che con il loro comportamento avvallano un meccanismo suicida come questo.

mercoledì 13 febbraio 2013

Ospedale fa rima con ... carnevale

Lunedì abbiamo portato Esteban in pediatria per una febbre che proprio non se ne voleva andare. Il reparto di pediatria più vicino è a Moncalieri e vorrei tra l'altro spendere due parole per dire che abbiamo trovato infermiere e dottori molto disponibili e gentili. Io e mio marito non siamo favorevoli alla medicina "convenzionale" e stiamo male tutte le volte che dobbiamo ricorrervi, quindi il complimento è meritatissimo.
Comunque, entriamo in pediatria e varchiamo la soglia della saletta d'attesa: troviamo tanti bimbi malaticci come il nostro e aspettiamo. Esteban è mogio mogio.
Ci chiama l'infermiera e andiamo in ufficio per le prime domande di rito. C'eravamo appena seduti e sentiamo un gran baccano provenire dalla sala vicina. L'infermiera ci informa che è Carnevale.
Io penso: "Beh, sì, lo sappiamo."
Proseguiamo con le domande, ma in quel momento, proprio la follia del Carnevale invade tutti gli spazi: due ragazze vestite con abiti colorati e un ragazzo con un parruccone riccio entrano vocianti e allegri. Hanno un carrello di quelli per la distribuzione dei farmaci, ma sopra ci sono giochi e palloncini.
A quel punto "l'intervista" dell'infermiera diventa surreale.
"Da quanto ha la febbre?" e fra di noi si frappone un palloncino rosso.
"Cosa avete somministrato al bimbo?" e appare una confezione di macchinine. (Esteban ne ha 100, solo in borsa ne avevo 3 in quel momento, ma la macchinina è un richiamo ancestrale).
"Mangia e beve?" e arriva una molla colorata che rimbalza davanti a un Esteban rianimato (o quasi).
"Ha fatto pipì?" e si materializzano delle bolle di sapone.
Usciamo dall'ufficio carichi di regali e la sala è diventata una festa di colori: palloncini ovunque, tutti i bimbi ridono, i genitori pure. Le infermiere schivano danzando gente in maschera.
Mentre siamo seduti ad aspettare che visitino Esteban, ci vengono recapitati altri due pallontini.
Devo dire che andare in ospedale non è mai una bella esperienza e non mi è mai accaduto di ritrovarmi a ridere in un clima di gioia e leggerezza.
Basta così poco per trasformare i luoghi ... 


sabato 2 febbraio 2013

Così grandi, così piccoli

Questo pomeriggio abbiamo portato Esteban a visitare il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Finalmente è giunto il momento di usare la scusa di portare il bimbo a vedere cose istruttive per poter visitare io luoghi che ancora non avevo visto. Al Museo in questione non ero mai stata da quando mi sono trasferita a Torino.
Non eravamo ancora entrati nelle sale espositive vere e proprie, che mi sono trovata davanti una tigre a grandezza naturale ... imbalsamata.
Non mi spenderò qui a dire quanto mi facciano pena gli animali imbalsamati (la tigre era pure un reperto storico, perché era lì dalla metà dell'800 circa) e quanto apprezzi l'aver capito che adesso gli animali imbalsamati sono morti per causa naturali.
No, quello che volevo dire è che non riuscivo a muovermi da lì. Esteban e Giulio erano andati avanti e io non facevo altro che dire: "Ma è davvero grande!", guardando la tigre. Era davvero, ma davvero grande.
Quando mi sono schiodata da lì, è stata la volta del bisonte, poi dell'elefante e dell'alce. Mi bloccavo puntualmente a bocca aperta. Non me li immaginavo così grandi!
Non frequento gli zoo per scelta e nei miei viaggi non li ho mai incontrati, e quindi non avevo mai visto questi animali vivi.
E allora? direte voi. E allora, tutte le volte che mi trovo di fronte una statua molto più grande di me ho la stessa reazione: spalanco la bocca e rimango ammirata.
La mia immaginazione galoppa. Cosa si prova ad abbracciare una tigre di quelle dimensioni? e a camminarle a fianco? (E a esserne divorati? Direte voi.) I miei libri sono pieni di queste fantasie.
Vedere qualcosa che ha fattezze animali o umane così imponenti mi fa sentire piccola, ma non è solo questo. C'è qualcosa di ancestrale, di numinoso, di magnifico e sacro.
Probabilmente ha a che vedere con la nostra memoria millenaria (ci dimentichiamo cosa abbiamo mangiato a pranzo, ma se vedessimo un dinosauro ci ricorderemmo cosa fare - lo dicono tutti gli evoluzionisti).
Mi capita la stessa cosa quando vedo rappresentazioni di pianeti. Avete mai visto quanto piccola sia la Terra confrontata con gli altri pianeti del sistema solare? Se ne avete voglia, andate a dare una sbirciata, è una cosa che rimette tutto in una prospettiva diversa.
Ecco, questo è il punto: la prospettiva. Guardare cose molto più grandi, mi mette in una prospettiva che mi fa stare bene, perché le mie pene quotidiane sfumano davanti all'immenso.
E c'è un'altra riflessione che mi riempie di gioia: pensare che io posso sentirmi in comunione con la tigre, con la Nike di Samotracia (anche dal Louvre non riuscivano più a farmi uscire), con Giove, con la Galassia, ma ... anche con una formica o con una patata.
Perché siamo tutti fatti di energia.