lunedì 11 novembre 2013

Parlare con la paura

Io sono un'aracnofobica in via di guarigione. La mia fobia migliora un pochino alla volta, ma la casa in cui abito mette a dura prova le mie paure. Ogni tanto compaiono degli esemplari davvero notevoli di ragno e, ovviamente, sono io ad intercettarli. Così è stato anche ieri sera. Normalmente, chiedo soccorso e li faccio accompagnare fuori. Non ieri.
Ho deciso che avrei affrontato la situazione da sola. Sono andata a prendere un piumino per togliere la polvere e mi sono avvicinata all'ottopode.
Avvertivo già tutti i segnali della paura che mi stava per assalire: il sangue che defluisce dalle guance e i movimenti che si fanno lenti.
Appena ha avvistato il piumino, il ragnotto si è nascosto ben bene dietro il termosifone. Avete presente il detto: non si riesce a cavare un ragno dal buco? Ecco, proprio così.
Io non lo potevo lasciare lì, perché saperlo in giro per la casa mi era insopportabile.
Allora ho fatto quel che non avevo mai osato: gli ho parlato.
Ok, alcuni potrebbero iniziare ad allarmarsi a questo punto. Aspettate di leggere il resto! Vi garantisco che sono ancora sana di mente ... più o meno.
(Per la mia amica Claudia: lo so quello che stai pensando adesso, ma questa non è come la storia del cavallo bianco che vedevo in mezzo alla strada la mattina mentre venivo a lavoro ... e poi, il cavallo c'era davvero!)
Come dicevo, gli ho parlato. Cosa gli ho detto? Con voce dolce e paziente, come quando parlo con il mio bimbo e gli spiego qualcosa che non capisce, gli ho detto che avevo bisogno di saperlo lontano e che volevo solo portarlo fuori, dove avrebbe trovato un posto in cui starsene tranquillo.
Io lo so che i ragni, a dispetto del fatto che mi facciano schifo, sono animali intelligenti, ma sono rimasta sbalordita quando, dopo il discorsetto, lui ha allungato una zampina per salire sul piumino che gli avevo avvicinato.
Sissignori, il ragno si è accomodato sul morbido e si è lasciato accompagnare fuori, poi con un salto agile è sceso ed è scomparso.
Questo fatto straordinario mi ha fatto riflettere sulla paura. 
Normalmente la evitiamo, cerchiamo di scacciarla oppure di gestirla e, raramente, di conoscerla.
Io conosco cosa sta alla base di alcune mie paure, ma ancora non riesco ad essere lucida al punto di gestirle al meglio o, addirittura, risolverle. Ci vuole tempo.
Però ieri sera ho capito alcune cose (no, non ho capito che si può parlare con i ragni!).
Ho capito che anche le nostre paure hanno paura. La paura non è lì per caso, ha un senso che spesso non cogliamo. E la sua paura è di essere messa da parte, allontanata, senza aver compiuto il suo lavoro. Per questo, se proviamo a cacciarla, lei reagisce normalmente con recrudescenza.
E' questo il momento in cui il conflitto si accende. La paura ti blocca, ti impedisce di agire e, come ho detto, ci vuole tempo (e impegno) per risolverla.
Però forse un compromesso è possibile. Possiamo parlare con lei, spiegarle che non abbiamo intenzione di venire meno ai nostri impegni, che la affronteremo, ma che, in quel momento, abbiamo bisogno di agire, di andare avanti. Le stiamo solo chiedendo, con dolcezza, di spostarsi un istante per lasciarci passare. E' una tregua.
Forse ci ascolterà, come il ragno ha fatto con me.
Tanto possiamo contare su una cosa certa: quel che nella Vita dobbiamo affrontare, si ripresenterà (anche un milione di volte, se necessario) finché non avremo capito.

Abbiate cura di voi!

martedì 5 novembre 2013

Ninna nanna per un mondo pazzo

Adesso dormi, che domani forse tutto sarà magicamente diverso, pazzo mondo che sempre corri.
Non hai ancora capito che la Vita è un ciclo continuo e che, se ti affretti, non arrivi più lontano, tutt'al più ritorni al punto di partenza?
Fai bei sogni, pazzo mondo che tanto urli. Ma non hai ancora capito che la ragione spesso si trova nel silenzio tra una parola e un'altra?
Dormi sereno, mondo pazzo che fai la guerra perché non riesci a darti pace.
Domani ti sveglierai con qualche figlio in meno e qualche figlio in più, solo numeri in un ingranaggio che non ci lascia respiro.
Allora corri, allora urla, allora muovi guerra a chiunque ti pesti i piedi.
Io sarò qui ad aspettarti alla fine di tutto. Ascolterò i resoconti delle tue caotiche giornate, le tue lamentele e, quando avrai finito, ti cullerò con le mie braccia fatte di alberi, stenderò una coperta di stelle sul tuo corpo affaticato e ti dirò in un sussurro:
"Calma, calma, siamo nell'Eternità".

Abbiate cura di voi!

(Il virgolettato è una frase di Roberto Assagioli)