mercoledì 17 dicembre 2014

Ombra è Luce

Ho camminato a lungo in quel corridoio cavernoso e scuro, forse per mesi.
All’inizio la luce rischiarava le pareti e rendeva sicuri i miei passi. Poi, gradualmente, senza che me ne accorgessi, si è affievolita e mi sono ritrovata sola nelle tenebre.
Un tempo conoscevo la mia storia e potevo cantare, come in una filastrocca, il nome dei miei simili. Non so come sia accaduto che li ho dimenticati. Così come ho scordato il significato del mio vagare, ho scordato chi sono.
Forse perché mi sentivo davvero sola, ho cominciato a parlare con ciò che era davvero presente. L’oscurità.
«Puoi sentirmi?» gli domandavo. «Quando finirà tutto questo? Quando tornerà la luce? Non mi ricordo più come sono fatta.»
Ma l’oscurità non mi rispondeva, restava silenziosa a osservarmi.
Qualche volta mi riposavo, desiderando una carezza, ma nessuno veniva.
Un giorno mi sentivo così stanca che ho smesso di avanzare.
Non volevo più andare da nessuna parte, non desideravo più nulla.
Allora l’oscurità mi ha parlato.
«Perché ti sei fermata?»
Credevo di essermelo solo immaginato, ma la voce è tornata a chiedere: «Perché non vai avanti?»
«Sono stanca e sono sola» ho risposto con un filo di voce.
«Ma tu non sei sola, ci sono io con te» ha protestato l’oscurità.
«Non ti sei mai fatta vedere.»
«Nessuno mi vede, perché sono buia.»
«Perché non mi hai risposto quando ti chiamavo?»
«Non pensavo parlassi con me.»
«E con chi allora? Qui non c’è nessuno» ho detto esasperata.
«Ti sbagli, qui ci sono tante cose. Basta saper guardare.»
Rimasi in silenzio.
Allora l’oscurità mi ha fatto vedere le cose che avevo intorno. Lei mi indicava dove guardare e, se mi concentravo, potevo vedere tanti oggetti dimenticati che mi erano appartenuti.
Una vecchia caffettiera, un pallone sgonfio, un libro mai finito, la fotografia del mio gatto e quella di un amico che ho perduto.
«Continua, guarda bene» mi incitava l’oscurità. Ed io guardavo meglio.
Così ho visto i volti di tante persone che non mi ricordavo di aver incontrato. Ho rivisto i momenti difficili, pastosi di sofferenza e aguzzi di dolore, e quelli lieti, soffici di risate.
Non mi sentivo più triste, perché c’era l’oscurità a tenermi compagnia.
«Non ti fermare, vai avanti!» diceva l’oscurità.
«Perché sei così gentile con me?»
«Perché tu sei importante per me.»
«Io sono importante? Non so nemmeno chi sono.»
«Anch’io non sapevo chi ero, sei stata tu a farmelo capire» mi ha detto l’oscurità.
Ero sempre più stupita e non capivo, ma l’oscurità continuava a dirmi di andare avanti.
Finché non ho visto una piccola luce, là in fondo al corridoio.
Colma di gioia ho cominciato a correre.
A mano a mano che mi avvicinavo, la luce aumentava e mi abbagliava.
Alla fine del corridoio ho trovato la risposta a tutte le mie domande. Uno specchio. Uno specchio che rifletteva la mia immagine.
L’oscurità era vicina a me, ai margini del mio campo di luce.
«Sei tu, sei tu la luce che cercavi» mi ha detto. «È grazie a te se io mi conosco e contemplo i miei confini.»
Per tutto quel tempo avevo vagato, dimentica di tutto, alla ricerca di qualcosa che solo io potevo darmi.
Anche adesso, che brillo nel cielo consapevole del mio splendore, so che un giorno tornerò a perdermi per corridoi bui e che mi ritroverò solo grazie all’oscurità, mia sorella.

жжж

Se avete camminato al buio, in luoghi sconosciuti, senza qualcuno che vi indicasse la strada, allora sapete come ci si senta sperduti e intimamente impauriti.
Anche quelli che non temono il buio conoscono l’inquietudine che le tenebre sanno agire.
Questo è un periodo dell’anno particolare. Nell’ordine ciclico stabilito dalla rotazione dei pianeti, adesso stiamo vivendo un periodo di massima oscurità, che raggiungerà il suo culmine intorno al ventuno dicembre, solstizio d’inverno.
Non ce ne siamo resi conto, presi dall’euforia della stagione estiva, ma le giornate si stavano già accorciando, e adesso questo processo decrescente volge al termine.
Tutte le culture, dagli egizi ai persiani, dai greci ai popoli nordici, hanno celebrato questo periodo per il suo profondo significato simbolico e, forse, per esorcizzare qualche paura.
Tutti nell’emisfero nord, e anche la nostra cultura non fa eccezione, in questi giorni si preparano a celebrare la luce.
Perché è vero che l’oscurità è nella sua massima espressione, ma è anche vero che, nel momento in cui saremo all’apice della notte, proprio in quel momento la luce risorgerà.
Abbiamo perduto il contatto con i ritmi naturali, abbagliati dalla luce artificiale quanto le falene, ma questi giorni bui che volgono al termine, sembrano suggerirci che l’alternanza di periodi oscuri, propizi all’introspezione, e di giorni luminosi sia nello stato delle cose, che non si possa tenere solo metà della mela in mano, e che la luce abbia bisogno dell’oscurità per risplendere, così come noi necessitiamo di periodi difficili per scoprire noi stessi.

Abbiate cura di voi,  della luce e dell'ombra che siete!

venerdì 12 dicembre 2014

Il dio degli errori

"Credo che esista anche un dio delle piccole cose ..." canta Max Gazzé in una canzone.
Se esiste il dio delle piccole cose, esiste anche quello degli errori. Ne sono certa.
E' il dio che si nasconde agli incroci e ti fa prendere la strada che non volevi, quello che si infila nella penna a sfera e ti fa sbagliare le risposte nei compiti in classe o agli esami di ammissione all'università.
Me lo figuro non molto alto di statura, con la pelle grigia e un abito sgualcito e incolore, per passare inosservato. Uno gnomo dispettoso.
Ci suggerisce le persone sbagliate nelle quali riporre fiducia e ci fa calcare la mano con il sale quando cuciniamo per una cena importante.
Ci fa dire le cose sbagliate, nel momento sbagliato, alla persone sbagliate. E non c'è rimedio.
Rende il nostro passo malfermo nel ghiaccio e ci fa ruzzolare a terra.
Quando fai la spesa, ti fa comprare il prodotto che non volevi.
Ti confonde e scegli il compagno imperfetto, ti inganna e finisci con l'accettare un lavoro che non fa per te.
E' il dio dei ritardi, delle mancanze, delle gaffe, dell'abbaglio, della cantonata colossale.
Lo vorremmo scansare a ogni angolo e invece lui è lì a ricordarci la nostra imperfezione e la nostra fragilità di fronte alla Vita.
E' il dio degli errori eppure è un errore anche chiamarlo così. 
E' il dio delle opportunità che non vorremmo cogliere, ma che la Vita ci vuole a tutti i costi suggerire.

Abbiate cura di voi e delle opportunità che gli errori regalano!