Dodici Porte

“Era una notte buia e tempestosa …”

Così dovrei iniziare a parlare del mio primo libro, perché quella sera del 23 aprile 2009, quando scrissi la prima pagina, fuori si scatenava il putiferio. Io invece ero a casa davanti al computer con il mio cane, Baba Jaga, avvinghiato alle gambe per paura dei tuoni. Non ricordo più per quale motivo accesi il computer. Non certo per iniziare un libro …

È vero che da qualche tempo fantasticavo su una storia che avrei voluto scrivere. Il tema centrale del racconto era una casa. Una casa particolare, dove vivevano strani personaggi. Il libro sarebbe stato la narrazione della loro vita, della loro convivenza e della loro evoluzione. Perché un’evoluzione c’è sempre, nella narrativa come nella vita. Avevo anche fatto una lista degli abitanti e delle loro caratteristiche, quando pensai che avevo bisogno di un punto di vista. E allora pensai a un nuovo personaggio, uno che sarebbe entrato nella casa senza esserci mai stato e che avrebbe funto da focus. Attraverso i suoi occhi io (e i lettori) avrei visto quel che accadeva in quel luogo bizzarro.

Quando mi accinsi a scrivere le prime parole del romanzo, arrivò sì il personaggio che mi avrebbe condotto nella casa (o “ Casa” come la chiamo nel libro). Non mi aspettavo che la sua storia sarebbe stata quella che poi ho scritto. Si è intrufolato come un ladro alle mie spalle e, quando meno me lo aspettavo, ha colpito. Esattamente, ho iniziato con un’idea, che in parte si è realizzata, ma da quando ho poggiato i polpastrelli sui tasti del computer, la storia si è raccontata da sé. Non sapevo dove mi avrebbe condotto, non sapevo cosa sarebbe accaduto. Non sapevo nemmeno che sarebbe diventata una storia simil - fantasy. L’unica cosa che conoscevo era il finale. Avrei potuto scriverlo da subito. È così che è nata Lunar, la protagonista.

Qualche tempo dopo, ho scoperto di aspettare un bambino e la cosa mi sembrò il coronamento di un periodo perfetto. Io e mio marito eravamo certi che si trattasse di una bimba e l’avremmo chiamata Lunar.

Poi il sogno si è rotto come uno specchio colpito da un oggetto appuntito. Ho perso la mia bimba e tutto si è fermato per un po’. È in quell’aria pesante di lutto che si è fatta strada in me l’idea di curarmi scrivendo ed è stato questo che mi ha spinto ad arrivare alla fine del libro. Avrei dato una vita su carta a quella bimba che non aveva potuto averla in altro modo. A dire il vero, avere cura di me scrivendo è ciò che mi spinge a continuare la mia attività di scrittrice tuttora.

È stato un periodo difficile, scrivere mi curava.U n balsamo difficile da spalmare e da far penetrare, ma funzionava.

Qualche mese dopo, ho scoperto di essere di nuovo incinta e il bimbo che portavo in grembo è stato il mio primo collaboratore e il mio segreto ispiratore; mi ha aiutato a scrivere tutto il resto e, poco prima che nascesse, ho posto la parola fine al romanzo.

Pensavo che la storia lì si concludesse, ma mi sbagliavo. Lunar chiedeva che la sua storia proseguisse e il mio primo romanzo è diventato il primo di una trilogia. Non c’è che dire, mi è stato fatto un regalo meraviglioso: posso continuare a scrivere.
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